Il ciclo del potere femminile

Nel corso della sua storia, il personaggio di Elsa di Frozen (2013) e Frozen II (2019) incarna tutti i principali ruoli femminili presenti nei classici Disney e, più in generale, nell’immaginario fiabesco, che riflette la società di ogni tempo.

Elsa, infatti, nasce come Principessa, poi diventa una Regina Cattiva, una Strega e una Fata, prima di scoprire la sua vera natura al termine del secondo film. Elsa è uno spirito, una Dea che rimanda ai culti naturali pre-cristiani, e lo è fin dalla nascita, sebbene la società – e lei stessa – fatichino a capirlo.

L’evoluzione nella percezione del personaggio da parte del pubblico riflette le diverse connotazioni che il potere femminile ha assunto nei secoli agli occhi della società: prima oggetto di Venerazione con i culti pagani, poi di Persecuzione con la caccia di streghe, e infine di Riabilitazione grazie alla figura delle fate madrine, che però – salvo occasionali capricci – agiscono sempre a servizio dell’umanità, con particolare enfasi sul loro lato materno.
Le divinità pre-cristiane, invece, pur traendo il loro potere proprio dalla funzione procreativa, non agiscono in funzione degli umani, ma della natura stessa. Si tratta di figure potenti, selvagge e indipendenti, come Elsa nella scena finale di Frozen II, portatrici di un potere che è libero di manifestarsi senza repressioni o asservimenti, al di sopra della società umana (Liberazione).

Il saggio parte dall’analisi del potere femminile nei culti naturali (Dee) per poi giungere alla sua demonizzazione (Streghe) a fronte dell’abbandono delle religioni politeiste e dell’avvento della stampa di massa, e alla sua successiva rivalutazione in ambito fiabesco e letterario (Fate), fino a giungere alla graduale ricomparsa del divino femminile nell’immaginario collettivo.
A fare da cornice all’analisi ci sono i classici animati della Walt Disney, con le sue streghe, le sue fate e le sue dee.

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Illustrazioni di Massimiliano Modica realizzate in esclusiva per heroica.it