What are the themes of the movie?
Emerald Fennel, sceneggiatrice e regista di Promising Young Woman
I would say forgiveness, romance, revenge… Paris Hilton.
Il recente moto di nostalgia per gli anni 2000 ci obbliga a fare i conti con il sessismo che ha pervaso la cultura pop di quel decennio, mietendo vittime fra giovani donne come Paris Hilton e Britney Spears.
Ne parliamo prendendo in analisi il film Promising Young Woman (2020).
McBling, l’estetica anni ’00
La 20-Year-Rule, la regola secondo cui le mode tornano ciclicamente ogni 20 anni, colpisce ancora: stiamo entrando nel pieno di un revival anni 2000. Lo stile che va per la maggiore, a giudicare da Instagram e da Tik Tok, è quello che viene erroneamente definito “Y2K”, ma che in realtà risponde al nome – coniato sul web qualche anno fa – di McBling.
Il McBling è caratterizzato da un’estetica iperfemminile e un gusto per tutto ciò che è artificiale: strass, paillettes, inserti in pelliccia sintetica e un sacco di rosa. Non sarebbe inopportuno considerare La rivincita delle bionde (2001) come una delle sue prime rappresentazioni cinematografiche: d’altronde, il film costituisce un manifesto del lipstick feminism, che riconnota la femminilità tradizionale in ottica femminista (ne avevo parlato in questo articolo).
Proprio nel 2001, non a caso, si cominciano a percepire le prime avvisaglie di un cambiamento culturale. La caduta delle Torri Gemelle aveva demolito la fiducia nel Nuovo Millennio espressa dall’estetica Y2K, che tendeva all’avvenirismo, sognando un 2000 proiettato un po’ nello spazio, un po’ nel World Wide Web che cominciava a prendere piede.
Due esempi di estetica Y2K, in voga fra il 1995 e il 2001:
Britney Spears e Lisa “Left Eye” Lopes delle TLC.
L’estetica McBling entrò a pieno regime nella cultura popolare fra il 2003 e il 2007, accompagnandosi alla diffusione capillare dei cellulari e all’avvento dei primi social network.
Paris Hilton
In questo contesto, la figura-chiave da prendere in considerazione è quella dell’ex ereditiera Paris Hilton, divenuta nota grazie al reality show The Simple Life (2003-2007) e all’uscita del sex tape che la immortalava in rapporti intimi con un suo ex fidanzato. Fu proprio quest’ultimo a divulgare il video online, senza chiedere il consenso a Paris. Quello che doveva restare privato è diventato pubblico, come le cattiverie scritte nel Burn Book di Mean Girls (2004), ma il danno è stato amplificato dalle capacità divulgative della rete internet, che stava entrando nelle case di tutto il mondo.
Sebbene Paris abbia più volte ribadito che il video sarebbe dovuto restare privato, i media e il pubblico risultavano unanimi su due punti:
- Paris l’aveva fatto apposta: il suo scopo era diventare famosa ad ogni costo, quindi il fatto di aver ottenuto l’attenzione di tutti la gratificava;
- Se anche Paris non l’avesse fatto apposta, era chiaro che avesse acconsentito a girare il video, quindi – a detta loro – non si poteva lamentare. In poche parole, se l’era andata a cercare.
Al contrario, Paris ha sempre parlato di quest’evento come devastante per lei e per la sua famiglia. Nelle dichiarazioni rilasciate per il documentario The American Meme (2018), l’ha associato ad una violenza sessuale: “È stato come essere stuprata, mi sono sentita come se avessi perso parte della mia anima. Come se fossi stata privata di tutto”. In particolare della sua identità, componente delicata per molte persone sopravvissute a uno stupro: “Non volevo essere conosciuta per quello, non avrei mai potuto essere la persona che avrei potuto essere”.
“Piangevo ogni singolo giorno, non volevo uscire di casa. Mi sentivo come se la mia vita fosse finita”, ricorda Paris. “Non riuscivo neanche a camminare per strada perché mi sentivo come se ogni singola persona avesse guardato [il video], mi avesse vista nuda e stesse ridendo alle mie spalle”.
“Sarà qualcosa che mi farà male per tutto il resto della mia vita”, ha dichiarato durante una live chat di Vanity Fair: “è sempre lì, in un angolo della mia mente”.
Come scrive Jezebel, se il video in questione fosse stato divulgato oggi si parlerebbe di revenge porn, perché è esattamente di questo che si tratta.
Per revenge porn si intende una condivisione di contenuti pornografici in cui appare una persona che non ha dato il proprio consenso a tale diffusione – il termine deriva dal fatto che spesso viene attuata come vendetta da parte di ex fidanzati/e. In questo caso, l’obiettivo primario era quello di “batter cassa” sul nome di un’ex amante che, proprio in quel periodo, stava diventando famosa, ma le circostanze sono le stesse che caratterizzano gran parte dei casi di revenge porn. A ferire non è solo la condivisione in sé, ma il fatto di essere tradite da una persona della quale ci si fidava, al punto da acconsentire a filmare un video intimo che sarebbe rimasto in suo possesso. Paris ne è conscia oggi, come al tempo: “Era un’esperienza privata fra due persone. Se ami qualcuno, e ti fidi di qualcuno, [è terribile] avere la propria fiducia tradita in questo modo, e che l’intero mondo guardi e rida…”.
Ancora oggi, si fa troppa fatica a credere alle vittime, anche se la percentuale di donne che denunciano un “falso” stupro è estremamente bassa, ma in questo caso il punto non è neanche quello di credere o meno a quello che dice Paris. Come scrive Constance Grady, “non devi pensare che Paris Hilton sia una persona buona o degna d’ammirazione – o neanche una persona ‘ok’ – per trovare problematiche le circostanze del suo sex tape” e non sei tenuto a prendere in considerazione “come l’uscita del video abbia influenzato la sua vita” per renderti conto che quello che ha subito è stato profondamente ingiusto, e ha influenzato il modo di pensare di un’intera generazione. “I ventenni e trentenni di oggi sono cresciuti in un mondo che trovava stuzzicante l’idea di scherzare su un sex tape“, scrive Grady, tanto che “quegli scherzi erano nell’aria che respiravamo e nell’acqua che bevevamo”.
Promising Young Woman
È in questo contesto che entra in scena Promising Young Woman, uscito in Italia nel 2021 con il titolo Una donna promettente.
La protagonista è la neo-trentenne Cassandra Thomas, detta Cassie.
Il look del personaggio è frivolo e zuccheroso, con un’ampia presenza di capi e accessori di colore rosa, tanto da farci tornare alla mente l’iperfemminilità che aveva caratterizzato lo stile McBling della metà degli anni ’00.
Sopra: Cassandra in Promising Young Woman
Sotto: Jessica Spencer in The Hot Chick (2002)
Nella prima scena del film, vediamo Cassie fingere di essere ubriaca in un locale: un ragazzo la nota e la porta a casa con sé, approfittando della sua condizione per approcciarsi sessualmente a lei. A quel punto Cassie gli chiede “Che stai facendo?”, dimostrando di non essere consenziente (o anche solo conscia di quello che sta accadendo), ma lui insiste a compiere l’atto sessuale: un attimo prima che possa cominciare, Cassie svela di non essere ubriaca e ribadisce: “Ehi, ti ho chiesto cosa stai facendo”.
Vediamo l’espressione sbigottita dell’uomo, poi c’è uno stacco di montaggio: non sappiamo cosa sia successo. Compare il titolo del film, poi rivediamo Cassie, inquadrata dal basso verso l’alto: sulla gamba notiamo una macchia rossa, che ipotizziamo sia sangue. La telecamera si alza e vediamo che la donna sta mangiando un hamburger pieno di ketchup che cola dal suo braccio, fino a raggiungere la gamba.
Siamo spinti a credere che Cassie abbia compiuto un atto violento, rappresentato metaforicamente tramite l’espediente del ketchup-sangue. Nel frattempo passano i titoli di testa, rosa e glitterati, che ricordano certe scritte presenti nei meme che vedono come protagonista Paris Hilton, in una celebrazione assoluta dello stile McBling.
In linea con la scena introduttiva, l’intero film si basa sul contrasto fra qualcosa di iperfemminile, frivolo e zuccheroso e qualcosa di oscuro e terribile. “Era importante per Cassie sembrare innocua e dolce e femminile e tattile e invitante”, ha spiegato Emerald Fennel: “Deve essere un mondo in cui vuoi entrare. Deve essere un mondo che sembri familiare, sicuro e femminile fino a quando non lo è più”.
Cassie è un’ex promettente studentessa di Medicina che ha abbandonato l’Università a seguito del suicidio della sua migliore amica, Nina.
La ragazza era stata violentata da un compagno di corso mentre era ubriaca, in una stanza piena di persone: lo stupro era stato filmato con un cellulare. Nina aveva denunciato il suo violentatore, ma quest’ultimo era stato assolto: la ragazza si era in seguito suicidata.
Passano svariati anni: abbandonata la prospettiva di diventare medico, Cassie si ritrova a lavorare come barista mentre vive a casa dei suoi genitori. Ogni sera, in ricordo dell’amica, si finge ubriaca in un bar e prende nota dell’incredibile numero di uomini che la portano a casa propria per approfittarsi di lei. Al momento dell’approccio sessuale, Cassie rivela di essere perfettamente sobria, spaventando i suoi potenziali violentatori.
Il film li etichetta ironicamente come “bravi ragazzi”, suggerendo come chiunque possa essere uno stupratore, anche i più “insospettabili”. Nella scena iniziale, il casting di Adam Brody – famoso per aver interpretato Seth Cohen in The O.C. (2003-2007) – gioca proprio su questo, mettendo in contrasto l’abuso che sta compiendo con l’immagine da bravo ragazzo conferitagli dal personaggio che l’ha reso celebre negli anni ’00.
Ancora un contrasto fra qualcosa di rassicurante e qualcosa di terribile. Ancora un riferimento agli anni 2000.
Questi sono gli elementi portanti dell’intero film, che risulteranno sempre più evidenti con l’avanzare della trama.
Adam Brody in Promising Young Woman (sinistra) e in The O.C. (destra).
Quando lui accompagna Cassie a casa in macchina, in sottofondo è stata ironicamente inserita 2 Become 1 delle Spice Girls, il cui testo parla dell’importanza del sesso protetto (e consensuale); la scelta si ricollega al gusto spiccatamente girly della colonna sonora (in cui spicca anche una versione di It’s Raining Men), a celare una realtà ben più oscura.
Durante il suo turno di lavoro, Cassie incontra per caso Ryan, uno dei suoi ex compagni d’Università, divenuto nel frattempo un chirurgo pediatrico.
I due cominciano a frequentarsi: sentendo parlare delle loro vecchie conoscenze comuni, la mente di Cassie ritorna ai tempi del college e comincia ad architettare un elaborato piano per vendicare la sua amica.
Fino alla fine, Cassie non userà mai la violenza, a discapito di quanto abbiamo potuto immaginare guardando la scena iniziale. L’intento della protagonista, al pari di quello della sua omonima nella mitologia greca, quella Cassandra che prevedeva terribili sventure e quindi non veniva mai ascoltata, è quello di assicurarsi che le persone attorno a sé risultino consce dei terribili avvenimenti che hanno avuto luogo (o che avranno luogo, nel caso della controparte mitologica). E così, Cassie si reca non solo dall’uomo responsabile dell’effettivo stupro, ma anche da tutte le persone che sapevano quello che era successo, ma non avevano fatto nulla: dall’amica di corso alla rettrice dell’Università che aveva insabbiato il caso, fino all’avvocato che aveva assolto lo stupratore.
Ad eccezione di quest’ultimo, le persone coinvolte dimostrano di non rendersi conto della gravità di ciò che è successo, rifiutandosi di dare peso alle affermazioni di Cassie. Le loro reazioni variano dal giustificare il gesto con la giovane età del colpevole e dei complici, affermando che fossero altri tempi (“erano solo ragazzi”, “è passato tanto tempo”), fino al colpevolizzare Nina per l’accaduto (“era drogata”, “era una ragazza facile”, “sapeva a cosa andava incontro”).
Insomma, un campionario delle tipiche scuse volte a sminuire una violenza sessuale ai danni di una donna. Questa circostanza si ricollega agevolmente a tutte le altre declinazioni della cultura dello stupro, fra cui ci sono anche lo slut shaming e il revenge porn di cui è stata vittima Paris Hilton.
Il fatto che lo stupro sia stato filmato è l’elemento che, più di tutti, ricollega la vicenda di Nina a quella dell’ex ereditiera: le risatine di chi ha assistito dal vivo alla violenza riecheggiano l’ilarità che accompagnava ogni menzione del sex tape di Paris.
Come scrive Jenna Guillaume, “al culmine del suo successo – quando è uscito Stars Are Blind – Paris e tutto ciò che ha fatto e tutto ciò che le è successo sono stati, nel complesso, trattati come uno scherzo. Questo vale anche per gli abusi che ha subito”.
Allo stesso modo, la regista e sceneggiatrice Emerald Fennel ha dichiarato che tutto quello che ha raccontato in Promising Young Woman è stato, in qualche forma, oggetto di battute in commedie americane dei decenni scorsi, in cui si poteva scherzare sul fatto che una ragazza andasse a casa con un ragazzo e che lui potesse approfittarsi di lei, oppure su come una spogliarellista possa accidentalmente rimanere uccisa nel contesto di una festa di addio al celibato (“Cosa sono, gli anni ’90?”, scherza il testimone dello sposo in Promising Young Woman).
Come spiega Fennel, si tratta di prendere “materiale che abbiamo già visto, ma questa volta prendiamo in giro una persona diversa”.
Si attinge quindi a premesse comiche già sfruttate per costruire una storia nuova: per certi versi, la parte finale del film rimanda allo “scherzo non divertente sulla prostituta morta e al concetto di boys-will-be-boys (quel ‘son ragazzi…’ con cui si tende a giustificare atti gravi e spesso violenti di giovani uomini attraverso il concetto di goliardia, associandoli a una semplice ‘bravata’ giovanile, ndr), con la differenza che qui alla donna assassinata è concesso il lusso di avere una backstory“, conclude la sceneggiatrice.
I tempi in cui questi gesti venivano giustificati – costituendo addirittura una fonte di ilarità – è finito. Sono finiti quegli anni 2000 che immaginiamo costituiscano l’ambientazione temporale dei ricordi dei personaggi: sebbene ci venga detto che Cassie ha appena compiuto trent’anni, il fatto che la sceneggiatrice-regista e l’attrice protagonista siano nate nel 1985 suggerisce che l’ispirazione siano gli anni in cui loro stesse hanno frequentato il college, e quindi proprio quell’arco temporale, compreso fra il 2003 e il 2007, che ha visto il diffondersi dello stile McBling, il picco di popolarità di Paris Hilton e il crollo nervoso di Britney Spears.
E così, come scrive Patricia Grisafi, Paris e Britney “esistono ai margini del film e ne influenzano profondamente l’estetica, la colonna sonora e la narrazione della cultura dello stupro”, facendosi testimoni di un decennio in cui la violenza contro le donne era giustificata e normalizzata nei media e nella cultura popolare.
Il film porge loro omaggio attraverso la sua colonna sonora, che include Toxic di Britney e Stars Are Blind di Paris, inserite in momenti topici del film: il messaggio è quello di prendere le ragazze più seriamente, dalle cose più frivole e leggere a quelle più pesanti e serie.
La stessa soundtrack è stata presa molto sul serio: “Volevo che fosse una colonna sonora altamente femminile. Volevo usare musica pop, in particolare musica pop fatta da persone come Britney Spears e Paris Hilton che generalmente non vengono prese sul serio”, spiega Emerald Fennell. “Un po’ di tempo fa, qualcuno – probabilmente un uomo – ha deciso cosa fosse meritevole del nostro rispetto, interesse e tempo, e questo escludeva i vestiti, il rosa, i capelli, le manicure e Britney Spears”, aggiunge la regista. “Lo vedi succedere spesso con la musica pop o con la cultura pop, particolarmente la cultura pop che piace alle giovani donne: questa viene trattata ironicamente o come se fosse un guilty pleasure. Ma io ho sempre amato Britney Spears e penso che Toxic sia una delle migliori canzoni mai scritte. Nell’intero film, in generale, volevo assicurarmi che queste cose che riteniamo sciocche e che la nostra cultura non prende sul serio, come i vestiti, il trucco, la musica pop – tutte cose che alcune donne (non tutte) apprezzano – fossero prese seriamente”.
“Quando io e Emerald ci siamo incontrate per parlare del film, mi ha mandato una playlist e Toxic era stata inserita due volte. Questo mi ha dato un’indicazione del fatto che Britney sarebbe stata una grande parte del film”, aggiunge Carey Mulligan, l’attrice protagonista di Promising Young Woman. “Come Britney Spears, un sacco di artiste pop e celebrità sono state abituate ad essere in un certo senso travisate e ad essere sfruttate in tutto ciò che hanno fatto, quindi penso sia importante trattare la loro musica nel modo in cui merita di essere trattata”, conclude Fennell.
Dietro alla patina pop e girly, sia Toxic che Stars Are Blind celano un’anima oscura, messa in luce dal punto del film in cui sono inserite: ci si ricollega sia all’aspetto e alla storia della protagonista, sia al look e alle vicende delle stesse Paris e Britney. Dietro all’apparenza frivola si cela qualcosa di profondo e vulnerabile: un dolore nascosto, come quello che ha spinto Paris a costruirsi il personaggio dell’ereditiera bionda e stupida per fronteggiare il trauma degli abusi subiti in collegio (come da lei dichiarato nel documentario This Is Paris), e quello che ha condotto Britney verso il suo crollo nervoso nel 2007.
Il concetto di un involucro femminile che cela qualcosa di inaspettato e spaventoso è un pensiero che attrae Emerald Fennell, come “l’idea che solo perché ami Britney Spears non significa che non potresti tagliare la faccia a qualcuno”.
Per quanto riguarda l’inserimento di Stars Are Blind nella colonna sonora del film, gli intenti della regista appaiono contraddittori: Fennell afferma di averla voluta prendere sul serio, ma nel contesto della scena la canzone sembra essere ridotta a guilty pleasure, fra imbarazzi e risatine. La stessa regista la definisce “not a really cool song” riferendosi ironicamente al fatto di potersi innamorare di un ragazzo che ne conosce l’intero testo.
Tuttavia, se consideriamo il proseguimento della storia, in cui Cassie entra in possesso del video dello stupro di Nina, scoprendo che Ryan era presente e non ha fatto nulla, tale scena acquisisce un valore diverso (e un retrogusto amaro) sia in relazione alla prospettiva di una storia d’amore che non aveva alcuna reale speranza di sbocciare, sia per il fatto che Stars Are Blind non venga presa sul serio allo stesso modo in cui la sofferenza di Nina non era stata presa sul serio.
Come scrive Jenna Guillaume, l’utilizzo della canzone funge da promemoria in merito a quanto la situazione sia cambiata rispetto agli anni ’00, ma anche su quanta strada ci sia ancora da fare, alla luce di ciò che avverrà in seguito nella narrazione.
Come ricorda Susan Jacobs, la music supervisor del film, Stars Are Blind di Paris Hilton è stata tra le prime canzoni di cui la coppia ha discusso per la colonna sonora. “Stavo cercando di pensare a quale canzone mi avrebbe fatto innamorare di qualcuno se ne conoscesse ogni parola, e sicuramente non era una canzone cool“, ha spiegato Fennell. “Non era sicuramente qualcosa che potevi ottenere su LP solo in un negozio di dischi a Brooklyn. Non è questa la persona di cui ti innamori. È qualcuno come Ryan, che è semplicemente e completamente a suo agio con se stesso: gli piace quello che gli piace, non si vergogna di nulla”.
“Questo non è uno scherzo per lei. Questo è ciò che le piace davvero”, sostiene Jacobs in merito all’affinità della regista per la musica pop: “Volevo davvero assicurarmi che l’etichetta, l’editore e le persone intorno a Paris sapessero che non la stavamo prendendo in giro. È stato un momento molto sincero”. Lo scopo di quella scena specifica, ha spiegato lo scenografo Michael Perry, era mostrare com’era Cassie prima della morte di Nina e come sarebbe potuto essere il suo futuro se avesse potuto andare avanti: “Volevo che sembrasse, per quanto possibile, un video di Paris Hilton”.
Toxic, invece, viene utilizzata per la scena in cui Cassie si reca all’addio al nubilato dello stupratore di Nina, prima e unica volta in cui la protagonista intende ricorrere alla violenza fisica. Il brano viene riproposto nella forma di una litania da film dell’orrore: le sonorità distorte di questa versione rivelano sfumature già presenti nel brano originale, caratterizzato da una serie di archi dai toni discordanti, ansiogeni, snervanti. Come unghie sulla lavagna.
Ancora una volta, il film svela una componente inquietante dentro un involucro leggero, invitando chi guarda a prendere seriamente la musica pop e la cultura pop in generale, quindi lo stesso film, oltre alle artiste che ne compongono la colonna sonora.
Promising Young Woman promuove l’importanza di prendere sul serio cose che la società considera stupide e superficiali, come i problemi delle ragazze, mostrando come due giovani donne promettenti siano dovute morire prima di essere prese sul serio.
La cultura tossica degli anni ’00
Gli anni 2000 sono stati il decennio più misogino della storia recente.
Ripensandoci, sembra incredibile il fatto che il pubblico meltdown di Britney Spears, con relativo processo mediatico, risalga a solo 15 anni fa.
Il clima sociale attuale, per quanto ancora presenti discriminazioni nei confronti delle donne, risulta certamente meno tossico, tanto che stiamo assistendo ad una totale rivalutazione dei personaggi di Britney e di Paris in relazione a ciò che hanno subito in quel decennio, come testimonia il successo di documentari come Framing Britney Spears (2021) e This Is Paris (2020).
Solo oggi ci si rende conto di quanto sia stato ingiusto il trattamento che è stato riservato loro negli anni ’00.
Parliamo di un decennio in cui per la prima volta i media, e internet più di tutti, hanno messo in vetrina la diversità – di genere, ma anche di orientamento sessuale, di etnia, di corporatura, etc. –, ma spesso solo per farne uno zimbello. La libertà di esprimersi, che passava per i primi social network (MySpace, YouTube), era più che mai soggetta al giudizio altrui. Con l’avvento di internet, chiunque poteva esprimersi e chiunque poteva criticare. Ad esempio, la più grande “Cassandra” dell’affaire Britney, ossia Cara Cunningham (un tempo conosciuta come Chris Crocker) era libera di esprimersi sul web come meglio credeva, ma non poteva esimersi dal diventare oggetto di pubblico ludibrio.
Allo stesso modo, la serie Ugly Betty (2006-2010) metteva al centro una ragazza latina il cui aspetto non aderiva ai canoni estetici dell’epoca e se da un lato ne evidenziava l’ingegno e l’intraprendenza, dall’altro la poneva in situazioni imbarazzanti volte a ridicolizzarla anche in virtù del suo aspetto.
Ed è stato così anche per Paris e Britney: pur essendo libere di fare della loro vita ciò che meglio credevano, questa era oggetto di scrutinio da parte del mondo intero grazie a testate online (TMZ, X-17) e blog come quello di Perez Hilton, che postavano le paparazzate quasi in tempo reale, favorendone la diffusione a livello globale. Questo ha creato una società che, come dice Matt James di Pop Culture Died in 2009, “era fissata con le celebrità come mai prima d’allora”.
A questo si accompagna il clima post-femminista di cui risultano pervasi gli anni ’90 e ’00: i movimenti femministi dei decenni precedenti avevano permesso alle donne di ottenere tutti i diritti che ci si aspettava che fossero loro dovuti in una società patriarcale, quindi si diffonde l’idea che non ci sia più bisogno del femminismo. Per quanto Paris e Britney potessero godere di maggiori libertà rispetto alle celebrità femminili pre-Seconda Ondata (e sicuramente rispetto alle donne comuni degli anni ’40, ’50 e inizio ’60), l’esercizio di tali libertà era fortemente criticato.
La figura femminile rispetto a cui deviavano non era più solo quella tradizionale (moglie, casalinga e madre), ma anche quella delle ragazze “serie”, quelle che proclamavano “I’m not like other girls” per distinguersi da ragazze considerate stupide, “facili”, superficiali e ossessionate dal proprio aspetto, come Paris Hilton.
Lo vediamo perfettamente nel video di Stupid Girls di P!nk: sebbene la cantante abbia affermato che il suo volesse essere un attacco al sistema che spinge le ragazze a fingersi stupide e a puntare tutto sull’aspetto esteriore (su quella magrezza eccessiva che caratterizzava i canoni estetici dell’epoca), i riferimenti al sex tape di Paris appaiono quantomeno discutibili.
In Stupid Girls, P!nk si fa anche gioco di uno dei trend che hanno maggiormente caratterizzato lo stile McBling, ossia le tute della marca Juicy Couture, indossate in rosa da Paris Hilton (in alto, al centro) e dalla madre di Regina George in Mean Girls (in basso).
Le due figure femminili agli antipodi di questo schema ricordano Regina George e Janis Ian di Mean Girls: è questa la dicotomia su cui si basa gran parte della cultura tossica degli anni 2000.
Il film sembra voler promuovere il rispetto reciproco fra le ragazze, ma il fatto che Regina venga connotata positivamente solo accompagnandosi ad un look più casual e “acqua e sapone” (come vediamo nella scena finale) sembra voler confermare il fatto che un’apparenza iperfemminile denoti superficialità, ricollegandosi ad una natura intrinsecamente negativa (ne avevo parlato qui).
Tornando al discorso principale, possiamo giungere alla conclusione che il post-femminismo abbia reso socialmente accettabile la misoginia. Quando si nega l’importanza del femminismo, risulta più difficile ammettere la presenza di una discriminazione, trovare il giusto vocabolario attraverso cui esprimere il proprio disagio, o anche solo rendersi conto del fatto che esista un problema. Sembra quasi che, negli anni ’00, la cultura pop abbia voluto punire le donne per le libertà acquisite in seguito alla Seconda Ondata e al Girl Power degli anni ’90, che permettevano a ragazze come Paris di essere “famose per essere famose”, guadagnando miliardi senza fare niente, almeno all’apparenza.
Il mondo è radicalmente cambiato nei primi anni del decennio successivo: grazie ai social media, “rappresentazioni più positive delle donne sono diventate mainstream“, afferma Simran Hans, co-host del podcast Twenty Twenty: “online ha cominciato a sorgere un senso di comunità”.
Nel frattempo, la cultura pop abbandonava gli eccessi degli anni ’00, optando per una nuova sobrietà in risposta alla crisi economica scoppiata nel 2008, l’anno in cui Britney faceva il suo grande ritorno (anche se i suoi problemi erano tutt’altro che finiti), mentre la stella di Paris cominciava a scemare.
La cultura dei primi anni ’10 si è fatta portatrice di nuovi messaggi: i social sono diventati piattaforme attraverso cui empatizzare con le celebrità come mai prima d’allora. Potersi esprimersi in prima persona, senza essere filtrate attraverso la lente di tabloid, blog e testate online, ha permesso alle celebrities di avere il controllo di una bella fetta della propria immagine pubblica, scongiurando la morbosa attenzione che paparazzi e pubblico riservavano loro negli anni ’00. Tumblr ha fatto il resto, istruendo una nuova generazione di teenager ai principi base del femminismo, anche se spesso in modo semplicistico e caricaturale (è qui che diventa popolare il concetto di ‘nazi-femminista’).
E così arriviamo ai primi anni ’20: in preda alla crisi da Covid-19, il mondo ha cominciato a sentire nostalgia per quel decennio che ha fatto da sfondo all’infanzia e all’adolescenza dei ventenni e dei trentenni di oggi. Così vicino, ma allo stesso tempo lontanissimo, perché nel frattempo il mondo è profondamente cambiato. La maggior attenzione dedicata a questioni come misoginia e salute mentale ha permesso al pubblico attuale, in particolare alla Generazione Z, di attingere al baule dei ricordi con uno sguardo nostalgico (di tempi mai vissuti, nel caso dei più giovani), ma allo stesso tempo fortemente critico. Ci si riappropria degli anni ’00 per riabilitarne le vittime: Britney e Paris, ma anche Janet Jackson, Lindsay Lohan, Megan Fox e molte altre.
Finalmente abbiamo imparato ad ascoltare la profezia delle “cassandra” che avevano cercato di avvisarci di quanto fosse ingiusto il trattamento riservato a giovani donne promettenti come Britney e Paris.
Oggi guardiamo agli anni ’00 con occhi diversi: questa volta, prendiamo in giro qualcun altro.
Dedicato a me, Popslut, Chris Crocker e tutte le “cassandra” che nel 2007 erano in prima linea per difendere Britney.
Nel novembre 2021, Britney Spears si è liberata dalla custodia legale che la teneva prigioniera da 13 anni e Paris Hilton ha realizzato uno dei sogni della sua vita, sposarsi.
Si ringraziano Melissa D’Innocenzo e Pietro Perrino per la consulenza sulla figura mitologica di Cassandra.
Sitografia
https://apo.org.au/sites/default/files/resource-files/2017-09/apo-nid107216_1.pdf
https://www.buzzfeed.com/jennaguillaume/promising-young-woman-stars-are-blind
https://jezebel.com/the-revision-of-paris-hiltons-story-is-missing-somethin-1845093418
https://www.vanityfair.com/news/2021/04/paris-hilton-in-reflection
https://www.vanityfair.com/hollywood/2020/12/promising-young-woman-soundtrack-score
https://www.themarysue.com/promising-young-woman-paris-hilton-britney-spears/
https://variety.com/video/promising-young-woman-movie-britney-spears-paris-hilton/
https://www.vulture.com/2021/01/promising-young-woman-ending-emerald-fennell-explains.html
Videografia
Britney VS Spears, Netflix, 2021
Controlling Britney Spears, The New York Times, 2021
Framing Britney Spears, The New York Times, 2021
The American Meme, Netflix, 2018
The Myth of Postfeminism – Why the 00’s Were So Sexist, The Take, 2021.
https://www.youtube.com/watch?v=wOg0TY1jG3w
This Is Paris, YouTube, 2020
https://www.youtube.com/watch?v=wOg0TY1jG3w
Per approfondire
https://www.polyesterzine.com/scrapbook/mcbling-the-early-2000s-you-always-knew-existed
https://www.theguardian.com/culture/2021/mar/06/why-the-00s-were-so-toxic-for-women
https://www.vice.com/en/article/xwnynw/why-are-we-so-nostalgic-about-the-problematic-noughties